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Albania-Svizzera 0-1: Petko si riscopre laziale… Grazie a Berisha e Cana

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A Lens oggi un match che ha offerto tanti spunti, pur non essendo sicuramente la partita di giornata. L’attenzione è rivolta al match di stasera, Russia e Inghilterra fanno più rumore delle piccole Albania e Svizzera ma questa non è una partita da snobbare. Molti pareri della vigilia sono stati confermati, su altri dovremo tornare, pochi però sono i dubbi circa la qualità a disposizione dell’ex tecnico laziale Petkovic. Giovane e talentuosa l’abbiamo definita nella nostra scheda di presentazione, la Svizzera di Euro 2016 è proprio così, con tutto quello che ne consegue. Piedi buoni, buonissimi in alcuni casi, tenere però in vita un avversario dopo essere andati subito in vantaggio e con un’ora di superiorità numerica è il tipico errore di gioventù. E se Gashi avesse realizzato il gol del pari? Ma andiamo con ordine, ordine appunto, termine che ben si addice all’Albania di De Biasi, che ha già fatto molto ad arrivare in Francia.

Paradossalmente, a tradire i rossoneri è proprio il più esperto del gruppo, quel Lorik Cana capitano ovunque e guerriero di professione, 33 anni il mese prossimo e una carriera che l’ha visto girovagare tra Francia, Inghilterra, Turchia e Italia, ben quattro le stagioni disputate con la maglia della Lazio. Eppure la sua gara non dura neppure 40 minuti, colpa di un secondo giallo preso con leggerezza, tocco di mano da terra, una versione comica del tocco al limite di Chiellini contro il Monaco lo scorso anno in Champions League. Una mazzata dopo il gol realizzato da Schär grazie all’uscita folle di Berisha, altro laziale guarda caso.

Quest’oggi allo stadio Stade Bollaert-Delelis si è pure vista la stana sfida dei fratelli Xhaka, Granit e Taulant, uno in forza alla nazionale svizzera e l’altro fedele alle proprie origini kosovare-albanesi. Il pubblico rossonero fischia il traditore, nuovo acquisto dell’Arsenal, sua madre si presenta allo stadio con una maglietta degna di un dizionario, alla voce “cerchiobottismo”. Metà bandiera svizzera, metà bandiera albanese. I figli so’ pezzi ‘e core, manca Merola e siamo al completo. Il pomeriggio di Lens però non è tutto qua, una bella tirata d’orecchie alla Svizzera per non aver chiuso la contesa, specchiandosi e alternando un giro-palla volto a sfiancare gli albanesi (giusto) a iniziative solitarie buone solo per l’ego (sbagliato).

Un palo, colpito da Dzemaili su punizione, la questione resta aperta e nel finale sui piedi di Gashi capita la palla del pareggio, il numero undici è tutto solo al cospetto di Sommer ma tira esattamente dove voleva il portiere e lo esalta. Erroraccio, ma non ce la sentiamo di essere troppo duri con una squadra che ha già vinto, a prescindere, lo dimostra lo spettacolo offerto ai tifosi durante tutta la partita. Menzione d’onore per Hysaj, leader che sa portare la croce. La Svizzera, per scollarsi di dosso l’etichetta di incompiuta, dovrà fare qualcosa in più, parliamo soprattutto di gestione dell’economia di gara, non certo di tecnica, qualche brivido targato Djourou a parte. Il carattere sembra ancora il tallone d’Achille elvetico, starà ai prossimi match smentirci.

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